giovedì 30 ottobre 2008

LA COSTITUZIONE ITALIANA

Oggi iniziamo a trascrivere, articolo per articolo, i PRINCIPI FONDAMENTALI della Costituzione Italiana. I nostri padri costituenti ( http://cronologia.leonardo.it/cost011.htm - tra i firmatari Enrico De Nicola, Umberto Terracini, Alcide De Gasperi) hanno lavorato sodo per emettere il 27 dicembre 1947 le basi importanti del vivere civile nella nostra Nazione. L'Italia. Da oggi il compito dell'amministratore sarà solo quello di elencare gli articoli. Il vostro compito sarà di commentare gli stessi, sfogando tutta la vostra rabbia o la vostra mitezza. Grazie.

Art. 1.
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

venerdì 17 ottobre 2008

PENSIERI IN LIBERTA' - 15 -


Poichè sarebbe troppo faticoso avere tutti amici, basta non avere troppi nemici.
Seneca

giovedì 16 ottobre 2008

PENSIERI IN LIBERTA' -14-


La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire.

George Orwell

giovedì 25 settembre 2008

PENSIERI IN LIBERTA' - 13 -


Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla.
Seneca

martedì 16 settembre 2008

PENSIERI IN LIBERTA' - 12 -

Proverbio cinese

Quanto maggiori sono i divieti, più il popolo diventa povero.

lunedì 15 settembre 2008

PENSIERI IN LIBERTA' - 11 -


« Pedicabo ego vos et irrumabo,
Aureli pathice et cinaede Furi,
qui me ex uersiculis meis putastis,
quod sunt molliculi, parum pudicum.
nam castum esse decet pium poetam
ipsum, uersiculos nihil necesse est;
qui tum denique habent salem ac leporem,
si sunt molliculi ac parum pudici,
et quod pruriat incitare possunt,
non dico pueris, sed his pilosis
qui duros nequeunt mouere lumbos.
uos, quod milia multa basiorum
legistis, male me marem putatis?
pedicabo ego vos et irrumabo »

Gaio Valerio Catullo

mercoledì 10 settembre 2008

PENSIERI IN LIBERTA' - 10 -


"Se l'incapacità elimina la responsabilità morale, dobbiamo dedurre che i nostri politici sono fondamentalmente incapaci. Ciò deve farci riflettere a lungo, perché in genere li eleggiamo noi."
Carl William Brown

martedì 9 settembre 2008

PENSIERI IN LIBERTA' - 9 -



"Sono del parere che la televisione rovina gli uomini politici, quando vi appaiono di frequente."
Sandro Pertini

giovedì 4 settembre 2008

PENSIERI IN LIBERTA' -8-


Spòsati: se trovi una buona moglie sarai felice, se ne trovi una cattiva, diventerai filosofo.
SOCRATE

mercoledì 3 settembre 2008

PENSIERI IN LIBERTA' -7-


Alzandoti, chiedi a te stesso: quale buona azione compirò oggi? Infatti il sole che tramonterà stasera porterà con sé un giorno della tua vita. Fa' che non sia un frutto nero e aspro.

martedì 2 settembre 2008

PENSIERI IN LIBERTA' -6-


PROVERBIO CINESE


La strada è fiancheggiata da cespugli di rovi. Essi sono tuoi nemici. Allontanati da loro. La strada è fiancheggiata da fiori belli, ma velenosi. Essi sono tuoi amici. Guardati da loro.

venerdì 1 agosto 2008

PENSIERI IN LIBERTA' -5-


È necessario che tu viva per un'altra persona se vuoi vivere per te stesso. (Seneca)
Buone Vacanze

giovedì 31 luglio 2008

PENSIERI IN LIBERTA' -4-


Ero veramente un uomo troppo onesto per vivere ed essere un politico. (Socrate)

PENSIERI IN LIBERTA' -3-



Max Weber, nella conferenza "La politica come professione" (1919), chiedendosi cosa possa significare la politica come professione, fornisce alcune categorie importanti per la definizione del politico. Il titolo della conferenza, in tedesco, è "Politik als Beruf": Weber gioca qui (ma anche altrove) col termine Beruf, che significa tanto "professione" quanto "vocazione", cosicchè l'opera può intendersi tanto come "la politica come professione" quanto come "la politica come vocazione".
Tre qualità possono dirsi sommamente decisive per l'uomo politico: passione, senso di responsabilità, lungimiranza. Passione nel senso di Sachlichkeit: dedizione appassionata a una "causa" (Sache), al dio o al diavolo che la dirige. [...] Essa non crea l'uomo politico se non mettendolo al servizio di una "causa" e quindi facendo della responsabilità, nei confronti appunto di questa causa, la guida determinante dell'azione. Donde la necessità della lungimiranza - attitudine psichica decisiva per l'uomo politico - ossia della capacità di lasciare che la realtà operi su di noi con calma e raccoglimento interiore: come dire, cioè, la distanza tra le cose e gli uomini. La "mancanza di distacco" (Distanzlosigkeit), semplicemente come tale, è uno dei peccati mortali di qualsiasi uomo politico e una di quelle qualità che, coltivate nella giovane generazione dei nostri intellettuali, li condannerà all'inettitudine politica. E il problema è appunto questo: come possono coabitare in un medesimo animo l'ardente passione e la fredda lungimiranza? La politica si fa col cervello e non con altre parti del corpo o con altre facoltà dell'animo. E tuttavia la dedizione alla politica, se questa non dev'essere un frivolo gioco intellettuale ma azione schiettamente umana, può nascere ed essere alimentata soltanto dalla passione. Ma quel fermo controllo del proprio animo che caratterizza il politico appassionato e lo distingue dai dilettanti della politica che semplicemente "si agitano a vuoto", è solo possibile attraverso l'abitudine alla distanza in tutti i sensi della parola. La "forza" di una "personalità" politica dipende in primissimo luogo dal possesso di doti siffatte. L'uomo politico deve perciò soverchiare dentro di sé, giorno per giorno e ora per ora, un nemico assai frequente e ben troppo umano: la vanità comune a tutti, nemica mortale di ogni effettiva dedizione e di ogni "distanza", e, in questo caso, del distacco rispetto a se medesimi. La vanità è un difetto assai diffuso, e forse nessuno ne va del tutto esente. Negli ambienti accademici e universitari è una specie di malattia professionale. [...] Giacché si danno in definitiva due sole specie di peccati mortali sul terreno della politica: mancanza di una "causa" giustificatrice (Unsachlichkeit) e mancanza di responsabilità (spesso, ma non sempre, coincidente con la prima). La vanità, ossia il bisogno di porre in primo piano con la massima evidenza la propria persona, induce l'uomo politico nella fortissima tentazione di commettere uno di quei peccati o anche tutti e due. Tanto più, in quanto il demagogo è costretto a contare "sull'efficacia", ed è perciò continuamente in pericolo di divenire un istrione, come pure di prendere alla leggera la propria responsabilità per le conseguenze del suo agire e di preoccuparsi soltanto "dell'impressione" che egli riesce a fare. Egli rischia, per mancanza di una causa, di scambiare nelle sue aspirazioni la prestigiosa apparenza del potere per il potere reale e, per mancanza di responsabilità, di godere del potere semplicemente per amor della potenza, senza dargli uno scopo per contenuto. [...] Il mero "politico della potenza" (Machtpolitiker), quale cerca di glorificarlo un culto ardentemente professato anche da noi, può esercitare una forte influenza, ma opera di fatto nel vuoto e nell'assurdo. In ciò i critici della "politica di potenza" hanno pienamente ragione. Dall'improvviso intimo disfacimento di alcuni tipici rappresentanti di quell'indirizzo, abbiamo potuto apprendere per esperienza quale intrinseca debolezza e impotenza si nasconda dietro questo atteggiamento borioso ma del tutto vuoto. [...] E' perfettamente vero, ed è uno degli elementi fondamentali di tutta la storia (sul quale non possiamo qui soffermarci in dettaglio), che il risultato finale dell'azione politica è spesso, dico meglio, è di regola in un rapporto assolutamente inadeguato è sovente addirittura paradossale col suo significato originario. Ma appunto perciò non deve mancare all'azione politica questo suo significato di servire a una causa, ove essa debba avere una sua intima consistenza. Quale debba essere la causa per i cui fini l'uomo politico aspira al potere e si serve del potere, è una questione di fede. Egli può servire la nazione o l'umanità, può dar la sua opera per fini sociali, etici o culturali, mondani o religiosi, può essere sostenuto da una ferma fede nel "progresso" non importa in qual senso - oppure può freddamente respingere questa forma di fede, può inoltre pretendere di mettersi al servizio di una "idea", oppure, rifiutando in linea di principio siffatta pretesa, può voler servire i fini esteriori della vita quotidiana - sempre però deve avere una fede. Altrimenti la maledizione della nullità delle creature incombe effettivamente - ciò è assolutamente esatto - anche sui successi politici esteriormente più solidi.
(Max Weber, La politica come professione -www.filosofico.net)

mercoledì 30 luglio 2008

PENSIERI IN LIBERTA' -2-


Ogni individuo dà al mondo un contributo unico. (Jack Kornfield)

E' bene prendere la ferma decisione di fare buon uso della vita che abbiamo, un breve istante luminoso simile a quello in cui il sole fa capolino tra le nubi. (Kalu Rinpoche)

La morte non è nè depressione nè eccitazione: è semplicemente un evento della vita. (Sogyal Rinpoche)

Il giorno in cui siete nati, avete cominciato a morire: non perdete più neanche un istante!!!! (Dilgo Khyentse Rinpoche)

Non ingombratevi la mente di pensieri inutili. A cosa serve rimuginare sul passato, anticipare il futuro? Dimorate nella semplicità del momento presente. (Dilgo Khyentse Rinpoche)

Desiderate ciò che avete invece di desiderare ciò che non avete. Così troverete la vera pienezza. (Jack Kornfield)

La pace del cuore, lo stato mentale calmo, affonda le radici nella simpatia e nella compassione. Vi è in esso un altissimo livello di sensibilità e sentimento. (XIV Dalai Lama)

martedì 29 luglio 2008

PENSIERI IN LIBERTA' -1-


“Esco dall’ufficio che sono quasi le tre del pomeriggio. Piove, ho fame, sento i nervi tesi sotto la pelle. Per arrivare a casa devo passare almeno quindici semafori; sono sempre rossi, chissà per quale diavoleria. Mentre sono fermo all’ultimo, gli occhi fissi in attesa del verde, avverto un fruscio contro il vetro della macchina. Accanto al finestrino si sono fermati dei fiori bellissimi, in fascio. Fanno parte di un’enorme corona che pende dalla fiancata di un carro funebre. Siamo fermi tutt’e due al semaforo: io al volante e il morto nella bara. Sarà uomo o donna, giovane o vecchio, ricco opovero, fulminato da un infarto o consumato da una lunga malattia? Ormai non ha importanza. Sta lì impassibile, fuori dal tempo, rigido come di pietra. Se potesse parlare sicuramente mi direbbe: “Dove vai, perché corri? Guarda me. Avevo tanto da fare, mi sentivo insostituibile, pensavo che il mondo si sarebbe sfasciato di lacrime per la mia morte; e invece niente. Non succede mai niente, per chiunque. Comunque vadano le cose, questa sera avrai un giorno di meno da vivere”. Ma non parla, non può parlare. Viene il verde, riparto di scatto con rabbia. Nello specchietto vedo il carro funebre sempre più lontano. Beato lui che può andare piano. Io devo correre, ho tanto da fare.

lunedì 28 luglio 2008

PROFEZIA CREEK.


"Solo quando l'ultimo fiume sarà prosciugato
quando l'ultimo albero sarà abbattuto
quando l'ultimo animale sarà ucciso
solo allora capirete che il denaro
NON SI MANGIA"