martedì 29 luglio 2008

PENSIERI IN LIBERTA' -1-


“Esco dall’ufficio che sono quasi le tre del pomeriggio. Piove, ho fame, sento i nervi tesi sotto la pelle. Per arrivare a casa devo passare almeno quindici semafori; sono sempre rossi, chissà per quale diavoleria. Mentre sono fermo all’ultimo, gli occhi fissi in attesa del verde, avverto un fruscio contro il vetro della macchina. Accanto al finestrino si sono fermati dei fiori bellissimi, in fascio. Fanno parte di un’enorme corona che pende dalla fiancata di un carro funebre. Siamo fermi tutt’e due al semaforo: io al volante e il morto nella bara. Sarà uomo o donna, giovane o vecchio, ricco opovero, fulminato da un infarto o consumato da una lunga malattia? Ormai non ha importanza. Sta lì impassibile, fuori dal tempo, rigido come di pietra. Se potesse parlare sicuramente mi direbbe: “Dove vai, perché corri? Guarda me. Avevo tanto da fare, mi sentivo insostituibile, pensavo che il mondo si sarebbe sfasciato di lacrime per la mia morte; e invece niente. Non succede mai niente, per chiunque. Comunque vadano le cose, questa sera avrai un giorno di meno da vivere”. Ma non parla, non può parlare. Viene il verde, riparto di scatto con rabbia. Nello specchietto vedo il carro funebre sempre più lontano. Beato lui che può andare piano. Io devo correre, ho tanto da fare.

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